La Giuria

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La Dea Sbendata
L’America si sa, è un posto bizzarro e pittoresco, sotto molti punti di vista. Uno di questi è senz’altro il suo sistema giudiziario, in cui spicca su tutto, la figura importantissima della giuria. Questa è un organo dei processi americani (civili e penali) composta da un minimo di 6 ad un massimo di 12 elementi che ha il non agevole compito di emettere un verdetto (generalmente è richiesta l’unanimità, sempre che le parti in causa non si accordino per un verdetto a maggioranza, ad esempio almeno 9 voti su 12, solitamente ciò accade nelle cause civili). I componenti della giuria sono estratti a sorte dalle liste elettorali della circoscrizione in cui dovrà svolgersi il processo. Non sono quindi dei giudici, né tanto meno sono richieste loro particolari conoscenze legali.
Questa premessa è d’obbligo per capire in pieno il contesto, socio-giuridico, con lo sfondo del quale si svolge la vicenda narrata da John Grisham nel suo romanzo, appunto, “La Giuria”, scritto nel 1996.

Un uomo muore di cancro ai polmoni a causa del fumo e la moglie, affidandosi ad un prestigioso studio legale, cita in giudizio una potentissima multinazionale del tabacco. Il processo è instaurato a Biloxi (Mississippi), nel tribunale presieduto dal Giudice Harkin, personaggio professionale e competente così come viene tratteggiato dall’abile penna di Grisham.
Dalle primissime pagine, ci si rende conto che dietro alla tanto ostentata legalità del sistema americano, vi sono delle falle. Infatti i giurati convocati per formare la giuria di questo processo, sono oggetto di pedinamenti, indagini e contatti ai limiti della legalità da parte di loschi figuri, assoldati tanto dall’accusa quanto dalla difesa impegnate in questo processo. In quest’ambito spicca subito, il personaggio di Nicholas Easter, giovane ex studente di legge, dal passato sfuggente, convocato nella lista dei probabili giurati. Desta interesse e sconcerto, la figura di Rankin Fitch, a capo di un’organizzazione di dubbia legalità al soldo della difesa (l’industria del tabacco) impegnata nella ricerca di informazioni su tutti i possibili giurati, al fine di determinare quali possano essere i giurati ben disposti verso l’una o l’altra parte, ma non solo.
In America, infatti, nello scegliere la giuria, al di là dei motivi di astensione e ricusazione – comuni in quasi tutti gli ordinamenti (rapporti di parentela con una delle parti, l’aver espresso in pubblico opinioni a favore dell’una e dell’altra parte, e simili) – è generalmente riconosciuto alle parti un potere di veto, in base al quale possono indicare che un determinato numero di giurati è indesiderabile, senza bisogno di addurre motivazioni alcune. Si capisce quindi bene come il lavoro cui è deputato Fitch, nel romanzo, se condotto con metodo riesce senz’altro a dare i suoi proficui frutti, ed infatti, su otto processi in cui lo stesso Fitch ha potuto orchestrare dietro le quinte, tutti e otto si sono conclusi a favore delle industrie del tabacco.
Fino alla scelta dei giurati, al loro insediamento, e alle prime battute processuali, si ha l’impressione quasi – o forse la paura, perché no? – che il romanzo rischi di avvilupparsi troppo in ambiti tecnici, correndo il rischio che lo stesso risulti sgradito o pesante nella lettura. Tuttavia, questa, è solo un’impressione che dura un attimo. Da subito, infatti, il già citato personaggio di Nicholas Easter, scelto come giurato insieme ad undici “colleghi”, inizia a ritagliarsi nella storia una nicchia tutta sua, rendendola interessante: il suo passato di ex studente di legge, lo mette in una posizione di “guida” nei confronti degli altri giurati.

Grisham è abile, bisogna riconoscerglielo, nel tratteggiare in maniera differente eppure così gradevole e mai pesante tutte e dodici le personalità dei componenti la giuria: la madre di famiglia, quella che nasconde un segreto, il ragazzo tutto alcol e sigarette, l’afro-americano in cerca di riscatto, la donna tutta casa e chiesa, il cieco deciso a far rispettare il suo handicap, il colonnello in pensione dal carattere ferreo, la signorina che rimpiange le perfomances sessuali col proprio ragazzo, quella in cerca d’avventure, quell’altra dedita all’alcol, e così via. Nessuno di queste personalità, tuttavia, risulta accennata o solo sfiorata, sono tutte ben dettagliate al punto che si riesce senza sforzi particolari, ad immaginare il loro modo di porsi nell’ambito del processo.
Si diceva, poco più su, che la sensazione che si tratti di un romanzo di nicchia, svanisce quasi subito e grazie anche all’apparire sulla scena di un personaggio che, sembra minore, ma che in realtà si rivela essere il motore centrale della storia: Marlee.
Personaggio ambiguo e sfuggente, appare sulla scena, mostrando subito una potenzialità che fa gola a tutti coloro i quali sono coinvolti nel processo, infatti sembra chiaro che la ragazza – in qualche modo – abbia un forte ascendente sulla giuria. La stessa riesce a mettersi in contatto con Fitch, divenendo “croce e delizia” dello stesso: “croce” perché la stessa dimostra pagina dopo pagina di avere un controllo totale sulla giuria e “delizia”, in quanto non nasconde a Fitch l’intenzione di manipolare il verdetto a favore della difesa in cambio di una cospicua sommetta.
Fitch, che non è uno sprovveduto e che ne ha di processi vittoriosi alle spalle, sa bene che un controllo di questo spessore sulla giuria è possibile esercitarlo solo grazie ad un infiltrato nella giuria stessa. Non è difficile per lo stesso, capire che quel ragazzo, il giurato dal passato sfuggente, Nicholas Easter, è la talpa tramite cui Marlee potrebbe riuscire a influenzare la giuria.
A questo punto, Fitch è preda di sentimenti contrastanti, da un lato ammirazione verso quella Marlee e dall’altro paura, paura di perdere, e – cosa peggiore – inizia a provare la scomoda sensazione di chi, abituato sempre a vincere, trova qualcuno più bravo di lui, a cui volente o nolente, deve lasciar condurre il gioco. Ad ogni modo, Fitch, pur piegandosi alle richieste della ragazza e del suo degno compare in giuria, inizia una ricerca a tutto campo per capire chi siano in realtà Nicholas Easter e Marlee. Ma nulla. Sembrano essere apparsi dal nulla, ogni traccia ogni indizio si rivela essere un vicolo cieco, fino a quando – quando è ormai troppo tardi – Fitch riuscirà a scoprire un segreto terribile, angosciante e pericoloso, enormemente pericoloso, in grado di porre nel nulla tutto ciò che lui credeva fosse assodato.

Questa è la storia principale su cui si incentra l’intera vicenda. Attorno a questa storia scorrono altre piccole vicende, che mettono a nudo spaccati di vita della provincia americana, la fragilità degli uomini innanzi al denaro, la paura di perdere le cose faticosamente costruite, la voglia di evadere dal quotidiano e l’avidità che si accende in chiunque “quando si presenta l’occasione giusta”.
Il romanzo, grazie allo stile narrativo a cui Grisham ci ha abituato – solo nei suoi migliori lavori però – scorre piacevolmente malgrado la mole di oltre 400 pagine. Delle udienze e di tutte le fasi processuali, ci viene presentato solo ciò che necessariamente risulta inerente alla storia. I tecnicismi, che come detto sembrano prendere il sopravvento nelle prime pagine, sfumano ben presto sullo sfondo, per lasciare posto alla caratterizzazione psicologica dei personaggi che si muovono nell’aula e fuori di essa.
Leggendolo si ha come l’impressione di essere risucchiati all’interno della giuria stessa, di essere uno dei dodici, di patire le lunghe deposizioni dei periti, l’isolamento forzato, lo stress di chi si sente pedinato. Tutto ciò grazie ad un Grisham che riesce a descrivere la situazione in maniera impeccabile.
Non è comunque un romanzo ai livelli di altri suoi capolavori, basti citare “Il Momento di Uccidere” o “L’Appello”. In effetti questo romanzo, ad un certo punto, sembra trascinarsi stancamente verso il finale, che fortunatamente non è il finale scontato che ci si potrebbe aspettare: questo finale a sorpresa, dunque, assorbe pienamente la noia che trapela da alcune pagine, noia dovuta forse – e questo è un vezzo non solo di Grisham, ma anche di molti altri scrittori – a descrizioni lunghe e minuziose di aspetti poco inerenti alla storia che si racconta.

In definitiva è un ottimo romanzo, capace di conquistare pagina dopo pagina, capace di far immergere il lettore nella storia, un romanzo che svela i retroscena – verosimili – della giustizia americana (e probabilmente non solo americana), in cui a volte alla “dea bendata” viene tolta la benda e viene imposto di guardare da una parte sola.
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Valutazione: 3 libri
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