La Convocazione

# 0019


Una convocazione a metà
C'è proprio tutto in "La Convocazione" di Grisham, tutto tranne che Grisham. Chi si aspetta di trovarci dentro l'autore di "L'appello" o di "Il momento di uccidere" resterà deluso. Ciò non significa che non sia una bella storia, ma significa solo che non è una storia alla Grisham, insomma una di quelle a cui ci ha abituato.
Tutto ruota attorno allo stato d'animo ed ai comportamenti di Ray Atlee, professore di legge, che convocato da una lettera del padre, ex giudice, tornato a casa lo trova morto solo e con 3.000.000 di dollari. Come inizio non c'è male, si pensa, ed effettivamente la storia sembra iniziare sotto i migliori auspici. Questi auspici restano tuttavia delusi, tanto che la storia si trascina a tratti stancamente. Non è il caso di dire qui altri particolari della storia, basti sapere che si assiste alla smaniosa ricerca da parte di Ray di un posto sicuro per quei soldi che è determinato nel tenersi a tutti i costi, sempre che qualcuno non abbia idee diverse, e quel qualcuno puntualmente viene fuori.
Sin dalle prime pagine appare anche la "scomoda" figura di Forrest, fratello di Ray che impersona in uno stereotipo americano, la pecora nera della famiglia: drogato, alcolizzato ma con una ferrea(?) volontà di riprendersi.
Tra gli altri personaggi che entrano ed escono dalla storia, meritano un cenno Harry Rex, figura che appare dapprima secondaria e poi quando sembra uscita dalla storia, ecco che le viene affidato il ruolo che nelle antiche rappresentazioni teatrali era del "Deus ex machina": viene a conoscenza del tutto casualmente di un particolare, che consentirà in sole 22 pagine di risolvere un mistero che forse nemmeno c'era.
Si può ricordare anche Patton French avvocato megalomane e narcisista che non nasconde la sua inclinazione alla corruzione né la sua passione per il "dio denaro", anche lui, personaggio alquanto secondario, risulta alla fine indispensabile per dipanare la matassa.
Si ha quasi la sensazione che Grisham abbia bisogno di infarcire la storia con nuovi personaggi per cercare di celare ciò che comunque trapela, l'idea cioè di un romanzo scritto di fretta (per contrattao dice qualcuno).
Il punto di forza di Grisham, cioè gli aspetti legali, qui vengono solo sfiorati quasi accennati con timore. Nulla di spettacolare, quindi.

Se comunque questa storia viene letta al di là del suo autore, che ci ha abituato a storie molto più incalzanti, siamo di fronte ad un buon romanzo, nel quale è pur sempre rinvenibile un spessore psicologico non indifferente. Il personaggio di Ray, infatti, incarna tutte le debolezze della razza umana dinnanzi al denaro: desiderio di possederlo, paura di perderlo, diffidenza e paranoia verso tutti. Forrest, invece, appare a tratti debole poi forte quindi risoluto. E' forse il personaggio che potrebbe essere definito "eroe", "Eroe Dinamico" cioè quello che riesce a dare alla storia la sua impronta, che riesce a piegare gli eventi agendo con fermezza, a differenza di Ray che invece potrebbe benissimo incarnare, nel romanzo, quasi una sorta di eroe romantico, colui che cerca di ribellarsi al destino ma poi decide di non correre il rischio di restarne travolto e, pur non arrivando al gesto estremo, si abbandona ad un lassismo interiore che ad un occhio poco attento potrebbe atteggiarsi a codardia.
Il romanzo è occasione, anche, di conoscere alcuni spaccati di vita importanti per comprendere la realtà di luoghi lontani dal nostro. Sicuramente chiaro esempio di ciò sono le parole che, narrate dall'autore, riportano quasi un eco, un pensiero, di un ricordo che fu di Ray piccino: "A 10 anni Ray aveva saputo che la sua famiglia era agiata. Suo padre era giudice e la sua casa aveva un nome: nelle campagne del Mississippi questo significava che lui era un bambino ricco".
Tornando alla storia, si fa fatica a ritrovare le tre parti fondamentali: incipit, svolgimento, scioglimento. Ognuna di esse ha i contorni sfumati nell'altra e così l'incipit si fonde con il lungo svolgimento che quasi assorbe lo scioglimento al quale si arriva prima ancora della fine del libro: il libro finisce a pagina 322, ma già qualche pagina prima potrebbe intuirsi come va a finire. Manca quindi il vero colpo di scena, tuttavia si possono distinguere alcuni momenti che scuotono la storia dai binari statici su cui viaggia. Un primo scossone si ha a pagina 143, quando Ray riceve un minaccioso biglietto rosa nel quale viene avvertito di non spendere quei soldi. E' un vero sollievo per il lettore che ha già sulle spalle ben 140 pagine tra descrizioni inutili e narrazioni fini a se stesse. Un secondo scossone lo si ha 10 pagine dopo, quando Ray ha la certezza di essere sotto controllo e poi ancora quando viene nuovamente contattato da chi lo sta osservando. Momento fondamentale resta comunque quello in cui del tutto casualmente, come si è detto poco più su, Harry Rex viene a conoscenza di un particolare che - volendo azzardare - potrebbe consentire di scriverne il finale ben 30 pagine prima. Si ha quasi la sensazione che Grisham non sapeva come risolvere la questione ed ha preferito affidarsi anche lui "al caso", ma questa è solo un'ipotesi. Resta il fatto che comunque da un semplice incontro fortuito parte la soluzione di tutto.
Alla fine si arriva alle ultime pagine che nulla rivelano e nulla hanno da rivelare, tutto si trascina stancamente e si ha quasi la sensazione di assistere ad un telefilm quando si legge l'ultima frase "«ci vediamo tra un anno, fratello» disse, ed uscì". Tipica frase che in TV fa scattare il fermo immagine e partire i titoli di coda. Ma questo è un romanzo, non un telefilm, che ci sia un tacito (poi non troppo!) appuntamento per una prossima uscita? Che ci sia finalmente l'occasione di completare questa convocazione, apparentemente, lasciata a metà?
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Valutazione: 2 libri
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